La presentazione nelle commissioni consiliari riunite urbanistica e grandi infrastrutture dell’ipotesi di localizzazione del nuovo Stadio del calcio ha accesso una discussione in città e indotto le opposizioni in consiglio comunale, come è normale che sia in democrazia, ad avanzare rilievi e critiche. Prendendo spunto da questi, vorrei provare a offrire alcuni elementi ulteriori al dibattito pubblico. Il progetto ruota attorno alla trasformazione e sviluppo di un’importante porzione della città verso l’idea di un campus diffuso, ove sapere, economia circolare, sport e divertimento siano le leve del cambiamento, in linea con la Strategia Europa 2020, che identifica le aree urbane come territori chiave per cogliere le sfide di crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. Perché questo possa accadere spetta al Comune disegnare le condizioni e le regole di contesto, facendo sì che la dimensione del quartiere, con i suoi residenti, e quella metropolitana e globale di un luogo di questo tipo interagiscano in modo virtuoso. Mi sembra che questo sia un punto meritevole di discussione al pari della questione dello stadio, che si inserisce in tale scenario. Concentrandoci su quest’ultimo, il nostro assunto di partenza è che collocare un moderno stadio del calcio ove oggi si trova lo stadio Adriatico non è compatibile con gli indirizzi strategici che il Comune si è dato. Su questo occorre intendersi. Gli stadi di nuova generazione sono strutture complesse, destinate a operare tutti i giorni affiancando agli eventi calcistici un insieme di attività che possano sia remunerare l’investimento iniziale sia coprire i costi di gestione. Tale modello è espressamente recepito dalla legge di stabilità per il 2014, che gli conferisce un binario privilegiato per la realizzazione, fino a prevedere un potere sostitutivo del Governo nei confronti degli enti territoriali.
Evocare, allora, lo ‘spettro’ di ‘Megalò’ è fuorviante e non favorisce certo un confronto costruttivo. Nel nostro caso parliamo di una superficie commerciale netta di circa 10.000 mq (meno della metà di Auchan) e di altri servizi quali un centro medico/sportivo, palestre, il museo della squadra, etc. Megalò ha una dimensione più che doppia e un’altra natura. Il Comune approverà un preciso schema direttore fornendo ai privati, a partire dalla Pescara Calcio, le regole entro cui operare, ivi comprese le convenienze imprenditoriali (che non mi sembra siano un delitto) e le compensazioni urbanistiche, fermo restando il prerequisito di una elevata qualità architettonica e paesaggistica dell’intervento e la conservazione della Pineta e delle aree verdi a essa contermini. Sono, del resto, sensibile all’argomento area metropolitana, vale a dire lo stadio potrebbe farsi anche fuori dei confini comunali, posto che gli uffici tecnici hanno determinato che non vi sono altre aree idonee nel territorio di Pescara. Per esempio nei pressi dell’ARCA a Spoltore o a San Giovanni Teatino. Non vedo, però, come questo cambierebbe i termini del problema. I negozi e i servizi vi sarebbero comunque e insisterebbero evidentemente sul medesimo bacino commerciale. Allora, la questione è se si vuole o meno avere una squadra di calcio di serie A o B nella nostra area metropolitana, posto che dal 2021 lo stadio Adriatico, secondo le regole FIFA, non potrà più ospitare il calcio professionistico.
Se la risposta è sì, allora bisogna spiegare perché l’area nei pressi della tangenziale SUD, liberata dell’ultimo impattante tratto, sarebbe meno desiderabile di eventuali altre, quando si consideri che il nuovo stadio, servito da un grande hub intermodale (terminal filovia, fermata ferroviaria, parcheggio di scambio) sarà comodamente raggiungibile senza intasare l’area urbana, evitando che i tifosi ospiti scorrazzino per la città, e collegato al ‘vecchio’ stadio Adriatico con un percorso ciclopedonale tangenziale alla Pineta. La Pineta verrà a sua volta ampliata grazie all’assorbimento di un ampio tratto della strada della bonifica e della Nazionale Adriatica. Lo Stadio Adriatico sarà restituito alla città per l’atletica, gli sport dilettantistici (compreso il calcio), manifestazioni ed eventi, e sarà ‘servito’ da una grande piazza – che a Portanuova manca – in diretta relazione con il campus.
Ho letto di “favole” raccontate da Civitarese. A me le favole e i sogni piacciono. Adriano Olivetti diceva che “un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande”.
Prof. Stefano Civitarese – Assessore al Governo del Territorio e Mobilità